Flash news

Sono settimane che mi ripropongo di scrivere, ma ogni sera arrivo troppo stanca e con la testa svuotata, perciò rinuncio. Penserete, quindi, che stasera sia diverso, e invece no: gli occhi mi si chiudono, e non sono nemmeno le undici. Sono proprio ggggiovane, sì.

Però vorrei fare un aggiornamento flash, per quanto mi è possibile.

Siamo ormai davvero agli sgoccioli. Questa è la mia ultima settimana da stagista. In queste ultime due settimane ho avuto modo di parlare con i miei responsabili, per parlare del “futuro”. Loro sono intenzionati a tenermi, ed io, in fin dei conti, sono intenzionata a restare nomatterwhat. In primis perché è sempre meglio avere il sederino parato anche nel caso in cui decidessi di cercarmi un altro lavoro (di questi tempi poi!). E poi perché voglio ancora vedere dove mi porterà questo percorso. In fondo, ho appena compiuto 24 anni (ebbene sì, il 10 marzo è stato il mio compleanno), ho una laurea ed un -quasi- contratto, in Italia, senza raccomandazioni. Insomma, posso ritenermi abbastanza soddisfatta. Il punto ovviamente è che ancora non so quale tipo di contratto vogliano propormi e a quale paga (anche se ovviamente un’idea me la sono fatta parlando con i boss, ed è un idea piuttosto misera, ahimé). Conoscendoli ormai, probabilmente mi ritroverò a firmare il 31 stesso.

Però. Quasi non ci credo di aver resistito 6 mesi. Evidentemente ci ho creduto davvero, come ci credo tuttora. Forse, proprio aver portato a termine questa odissea mi ha fatto sentire abbastanza forte da pensare di continuare, a prescindere da tutto. Beh da tutto tutto, staremo a vedere: ho intenzione di negoziare il più possibile la mia condizione, a partire dagli orari. Poiché da quando, in fase di discussione, mi è stato detto: “nessuno ti costringe a rimanere dopo le 17.30”, sto seriamente impegnandomi ad uscire più o meno verso l’ora giusta. Oggi è il terzo giorno di fila che ci riesco, incredibile!

Insomma, questo è quanto riesco a raccontarvi stasera. Spero di tornare a scrivere con una capacità narrativa lievemente migliore la prossima volta! Ora vado a ricaricare le batterie. Bonne soirée.

Mindblown

Ed infine, ce l’abbiamo fatta a finire all’ospedale per emicrania con aura e afasia! Grandioso. Come vedrete dall’orario, è mattina di mercoledì, ed io sono sotto le coperte con il portatile sulla pancia. Penserete che non c’è niente di meglio, invece sono attanagliata dai sensi di colpa per non essere a lavoro. Questa domenica, poco prima di ripartire per rientrare a Roma (come sempre), ho avuto questo attacco di emicrania con annessa perdita della capacità di articolare le parole e conseguente attacco di panico (ovviamente). Vedete, lo stress fa brutti scherzi! In compenso a lavoro mi hanno detto di prendermi tutta la settimana per riprendermi. In realtà sto abbastanza bene ormai. Ma approfitterò di questi giorni liberi per fare alcune visite di accertamento, anche se sono sicura che ciò che è successo sia stato causato dal semplice stress di questi mesi. I miei colleghi, poveri compagni di sventura, mi tengono aggiornata sul lavoro. Mi dispiace così tanto addossargli anche il mio peso!, ma non posso farci niente. Sarei anche in grado di rientrare al lavoro, ma ho una seria paura di vedere la mia testa in frantumi dopo il primo squillo di telefono.

Sto vivendo l’ultima settimana da ventitreenne: lunedì, giorno in cui appunto rientrerò, sarà anche il mio compleanno (evviva.). A volte mi chiedo quanti miei coetanei conducano la mia stessa vita per scelta (e non per necessità). Siamo pochi, lo so, e questo dovrebbe farci sentire un po’ meglio (un po’ migliori?), perché sappiamo di stare lottando per il nostro futuro. Oppure, a volte penso, gli altri hanno capito molto più di me, ed ora passano i vent’anni a divertirsi per pensare a quello a cui sto pensando io ma con molta più calma e sapendo di non essersi persi niente in nome del “dovere”? Chissà. Spero di non pentirmi di queste mie scelte un giorno. Beh, forse mi sentirei molto meno dubbiosa se vivessimo in un paese in cui il duro lavoro viene effettivamente premiato…

In ogni caso, ragazzi, ormai siamo quasi agli sgoccioli, mi restano tre settimane di stage e poi saprò di che morte devo morire. Nessuno ancora ha mai pensato di dirmi che cosa intendono fare con me. Cercherò di sollevare l’argomento la prossima settimana. Personalmente, io ho deciso che, sempre se dovessero decidere di tenermi, resterò solo se mi piacerà ciò che trovo. Altrimenti, prendo baracche e burattini e torno a studiare seriamente, mi prendo quest altra laurea, e ricomincio con tutte le carte in regola e nessun conto in sospeso. Molto probabilmente continuerò a fare qualche lavoretto, perché ferma non ci so stare, ma non mi distoglierò più da questo obiettivo che è la laurea magistrale. Se invece, beh, dovessero propormi un contratto ed una paga semidecente, probabilmente resterò (sperando che non mi facciano schizzare la testa del tutto), ma cercherò di trattare sull’orario, del tipo che se devo continuare ad aprire alle 8, che almeno il mio orario di uscita (le 17.30) sia ben preciso, perché ciò mi consentirebbe di continuare a studiare, più a rilento ma lo posso fare (non come ora che quando torno a casa ho appena il tempo di cenare prima di svenire sul letto). Ecco, questo è il mio piano. In ogni caso, non uscirò perdente. O almeno spero di non sentirmi tale…

Diritti di stagista

Febbraio è finito. Manca un mese alla fine della mia odissea. Sono qui, allo stremo delle forze, 11 ore e mezza di lavoro sulle spalle, dovrei già essere a letto nella speranza di racimolare un po’ di energie per domani, che fortunatamente è venerdì. Come al solito, le ultime due sono state delle settimane massacranti. Le responsabilità aumentano, così come lo stress, il tutto inversamente proporzionale all’entusiasmo ed alla soddisfazione. Se solo ci si rendesse veramente conto di cosa significa essere stagista in Italia, di cosa le nostre leggi permettono di fare in ambito lavorativo. Oggi volevo sottoporre alla vostra attenzione un’interessante Carta dei Diritti dello Stagista, chissà che magari non possa servire a qualcuno come difesa dei propri diritti di giovane lavoratore alle prese con queste aziende che fanno di questa opportunità formativa uno strumento per potersi accaparrare personale a costo quasi zero, con la scusa di “introdurlo al mondo lavorativo”, sfruttando invece fino all’osso e umiliando, degradando i giovani di buona volontà e capacità. E credetemi, poche cose sono avvilenti come essere da quest’altro lato.

1) Gli stagisti devono essere giovani e non devono avere significative esperienze lavorative precedenti. A questo proposito deve essere incentivato lo svolgimento di stage da parte di persone che stiano ancora compiendo un percorso di studi: almeno il 30% degli stagisti accolti dalle aziende deve essere scelto tra gli studenti universitari.

2) Gli stagisti devono essere pochi, perché a ciascuno possa essere assicurata un’adeguata attenzione dal punto di vista formativo e, almeno nel caso di stage in strutture private, una concreta possibilità di assunzione al termine dello stage. Per questo, salvo casi eccezionali, il numero di stagisti ospitati annualmente non deve essere superiore al 10% dell’organico aziendale assunto a tempo indeterminato. Nel caso di aziende con un numero di dipendenti compreso tra 10 e 19, annualmente un massimo di due stagisti. Nel caso di aziende con meno di dieci dipendenti, annualmente un solo stagista.
Il conteggio comprende tutti i tipi di stage: curriculari, extracurriculari, volontari, promossi da enti pubblici, legati a master o altri corsi di formazione, etc.

3) Gli stagisti non devono essere utilizzati per rimpiazzare personale in malattia, maternità o ferie

4) L’esperienza dello stage deve essere concretamente formativa per i giovani, e in particolare:

  • a ogni stagista deve essere assegnato un tutor che lo possa seguire con continuità;
  • il progetto formativo deve essere formulato in maniera accurata e deve rispettare la formazione e, ove esistenti, le esperienze pregresse dello stagista;
  • ogni stagista deve poter disporre di una postazione (scrivania, computer)
  • ogni stagista deve, per quanto possibile, avere accesso a riunioni, briefing e altri momenti di discussione e decisione

5) Lo stagista deve poter avere, almeno nel caso di stage svolti in strutture private,  una concreta possibilità di assunzione dopo lo stage: almeno il 30% degli stagisti ospitati annualmente.
Per assunzione si intende un contratto a tempo indeterminato, o a tempo determinato, o di apprendistato, o a progetto, di durata pari ad almeno 12 mesi.

6) Gli stagisti devono percepire un rimborso spese adeguato a coprire le spese vive (alloggio, vitto, trasporti) e commisurato all’età, alla scolarità,  alle competenze pregresse e all’apporto fornito all’ospitante.
Tale rimborso spese può essere quantificato come segue: almeno 250 euro netti mensili per diplomati e studenti universitari; almeno 500 euro netti mensili per laureati; per chi ha diploma di master Mba o di secondo livello, una cifra superiore a discrezione di ciascuna azienda ospitante.
Gli stage gratuiti devono essere limitati ai progetti di alternanza scuola-lavoro dedicati agli studenti delle scuole secondarie.

7) Lo stage deve avere una durata adeguata al progetto formativo e sopratutto alle mansioni che lo stagista è chiamato ad apprendere. Tale durata può essere quantificata in un massimo di sei mesi, salvo casi eccezionali in cui il rimborso spese e la possibilità di essere assunti al termine dello stage siano particolarmente alti.

8) L’utilizzo dello strumento della proroga deve essere evitato. Tale strumento va utilizzato solamente in circostanze eccezionali: in quei casi in cui l’intenzione di fare un contratto allo stagista è certa ma per problemi contingenti (temporaneo blocco delle assunzioni, crisi aziendale, ragioni tecniche, organizzative e produttive, altre analoghe esigenze imprenditoriali di carattere straordinario) non è possibile procedere immediatamente all’assunzione. In ogni caso la durata dello stage, compresa l’eventuale proroga, non deve mai eccedere i dodici mesi.

9) Lo stage non deve essere considerato l’unico strumento per realizzare una formazione: va incentivato l’utilizzo dei contratti di apprendistato.

Fonte.

And you tell yourself just to hold on

Oggi sono uscita alle 17.35. Credo non sia mai successo. Solitamente a quest’ora sono ancora a lavoro, perciò rintengo di avere un briciolo di forze per aggiornare un po’ questo blog. Dopo il mio ultimo post-barra-gufata, mi sono beccata un’influenza epocale, di cui mi porto ancora gli strascichi di una gradevole tosse. Quindi sono stata un paio di giorni a casa + il weekend, fantastico. In più ho ricominciato lunedì scorso che non è che fossi completamente guarita, ma si sa com’è. E’ stata quindi, giustamente, un’altra settimana infernale, ormai passo i giorni a chiedermi: ma chi me lo fa fare?! Ho passato quest’ultimo fine settimana senza voce, con le corde vocali lesionate per lo sforzo di parlare al telefono dodici ore al giorno ininterrottamente (e se la prendono pure se a volte risponde qualcun altro che non sia io).

Oggi in ufficio c’è stato un consulente di preparazione del personale per far sì che l’azienda superi l’ispezione per il mantenimento dello standard ISO. Naturalmente, mi ha fatto perdere un sacco di tempo (e capelli). Ha cominciato a mettere in dubbio diverse procedure del mio lato e a farmi domande che mi hanno messo non poco in difficoltà, per una semplicissima ragione: nessuno, mai, mi ha fornito una formazione precisa sul mio lavoro. Altro che stage formativo. Quindi in sostanza ora devo stravolgere le mie procedure perché nessuno prima d’oggi si era mai preso il disturbo di illustrarmi quelle standard. Tant’è, non ho nient’altro da fare, aggiungiamo pure il controllo qualità. La prossima settimana ci sarà questa valutazione dell’ISO, e ancora nessuno mi ha detto cosa succederà o cosa devo fare, oh beh.

Passo le giornate a correre, a fare, realizzare, risolvere. Eppure in questo posto la gente mi interpella solo per chiedermi favori o caffè.

In tutto ciò non ho i soldi per la benzina e la palestra mi ha contattato per dirmi che non è stato possibile fare l’addebito per questo mese. Tutti in coro: ma chi te lo fa fare!

We can WORK it out ?

Vi siete preoccupati per me? Credo di no. Tuttavia, se ve lo state chiedendo, non ho più avuto tempo, letteralmente, per scrivere. O, quantomeno, mi mancavano le energie per farlo. E’ la terza settimana che faccio le 8-20, tutti i giorni. Non so nemmeno il perché, so solo che si lavora ad oltranza ormai: sai quando entri, ma non quando esci. E per quanto si facciano i salti mortali per esaudire le richieste di chiunque, manco fossi il genio della lampada, non basta mai. Nessun riconoscimento, neppure minimo. Nessuna conferma, ancora, per il futuro. Niente di niente, solo un compito dopo l’altro, senza sosta, senza soddisfazione. Sto diventando come le mura dell’ufficio, tutti si appoggiano a me, per qualsiasi cosa. Il fidanzato mi dice, è perché sei brava, e vogliono vedere dove arrivi. Ma qui si rischia la salute (a proposito, sono stati malati tutti, perché i miei anticorpi non falliscono quando devono? Così, giusto per avere qualche giorno di tregua, eh). Non so cosa pensare. A volte sento forte l’impulso di buttare tutto all’aria, dire a quegli sbruffoni dei miei superiori che stanno dicendo un sacco di stronzate, andarmene e tornare alla tranquilla vita da studentessa. Mi manca studiare. Ho saltato un esame, ieri. Ma non avrei mai e poi mai potuto riuscire a sostenerlo. So che devo resistere, che mancano due mesi alla fine dello stage, e che già sarà una vittoria averlo portato a termine indipendentemente dal risultato (fa sempre un gran bel curriculum). Mi aiuta il fatto di essere una persona molto paziente, ma mi ostacola quello invece di tollerare poco le autorità e qualsiasi forma, in generale, di sottomissione, cosa che invece sei costretto a subire, in quanto stagista. Perché in fondo, è una sfida. Quando accetti di diventare uno stagista, sai già che dovrai “abbozzare”, come si dice a Roma, cioè fare buon viso a cattivo gioco, perché in fondo è quello il tuo compito: farti strizzare come un limone e far vedere che qualcosa di buono da offrire ce l’hai, dopotutto. Sempre che qualcosa ti rimanga, tra i lividi. L’autostima che può avere un ragazzo fresco di studi, magari uno appena laureato che crede di essere il padrone del mondo, tutto va a farsi benedire quando ti trovi ad essere l’ultima ruota del carro. E’ per farti le ossa, ti dicono. Quindi te le rompono, e devi riaggiustartele in fretta, che altrimenti ti sono già passati sopra. E’ una giungla, nelle aziende private come in quelle pubbliche. E io detesto tutto questo, perché per dare il meglio al lavoro devi sacrificare necessariamente qualcosa. Anzi, molte cose, specialmente quelle che prima davi per scontate. A me manca tanto leggere, ma quando arrivi a casa che già ti si chiudono gli occhi, è difficile. Mi manca uscire, chiacchierare, light-headed. Mi manca stare a casa a giocare con pc o videogiochi, come facevo prima. Fortunatamente con l’iscrizione auto forzata in palestra, riesco a staccare un po’, per qualche ora. Oggi volevo andare, ma ho staccato alle 20 e non mi sentivo in forze, ho dovuto saltare. Quando sento altri, esterni al lavoro, parlare delle varie incombenze quotidiane, provo una sincera invidia nei loro confronti. In questo momento invidio anche chi riesce a farsi una doccia, perché io non ce la faccio. Sono a letto in questo momento, oggi ho avuto un paio d’ore libere tutte per me, se ci penso. Mi sento demoralizzata, demotivata. Che post del cazzo ho scritto. Vado a dormire.

Si salvi chi può!

Volevo farmi i complimenti per la mia costanza coi blog. Sì sì, proprio brava. Dall’ultimo post è passato un anno (che simpatica e poco scontata sono). Ho passato un piacevole capodanno sulla neve con la dolce metà, e almeno con lui posso dire che le cose vanno a gonfie vele. Vorrei soltanto che vivesse nella mia stessa città, senza dovermi macinare 300km in solitaria tra sabato e domenica ogni volta, ma beh, speriamo che prima o poi ciò avvenga, sarebbe veramente il compimento di un sogno (e la realizzazione di una vita più semplice e spensierata).

Naturalmente sono rientrata al lavoro il 2, con l’ufficio semi deserto e nessuno al di fuori che risponde, quindi tutto sommato è stata una settimana abbastanza tranquilla (tranne per il fatto che non essendoci nessuno, è toccato fare a me il lavoro di altri, ma vabbè). C’è stato il weekend lungo della befana per riprendere un attimo fiato e… via! Stavolta il mondo riparte insieme a noi, causando un carico di stress e lavoro per la sottoscritta non indifferente. Aggiungiamo pure il fatto che la mia azienda si è appena allargata, e punta ad allargarsi ancora nel prossimo futuro, e ciò equivale ad ALTRO lavoro per me. Con l’anno nuovo ha iniziato anche la nuova stagista, ha 35 anni, chissà come se la sta passando lei. Pranza insieme a me, mi sembra OK. Quello che so finora è che lo scettro di stagista-sfruttata-e-calpestata è rimasto a me, non sono stata spodestata. Olè. Ho dovuto in questi giorni anche farle un po’’ di “formazione”, il che è piuttosto ironico a mio avviso, ma beh, mi hanno detto di farlo, ed io eseguo. Il tutto è condito da una nuova avversione da parte dell’assistente del capo nei miei confronti, si è inacidita “una cifra”, come si dice a Roma, chissà cosa vuole da me. Probabilmente sfoga il suo stress-da-superiore sulla stagista di cui sopra, come è giusto che sia, fatto sta che molte delle mansioni di cui si occupava lei all’improvviso sono state lasciate a me (senza spiegazioni sul come eseguirle), e ora ogni cosa che va storta in ufficio sembra sia colpa mia (l’altro giorno ho temuto che passasse alle mani perché l’elettricista che avevo chiamato non era stato in grado di riparare il citofono fuori uso, LOL). Veramente esilarante. Naturalmente io cerco di far finta di niente, aspettando il giorno in cui mi verrà data un po’ di dignità allegata ad un contratto degno di essere chiamato tale. Voglio iniziare a fare il count down fino al 31 marzo, data in cui finiscono gli ultimi tre mesi del mio stage. Segnerò sul muro le stanghette dei giorni passati, come in carcere (o piuttosto, come nei film sulle carceri).

Ora sto tipo in paranoia, domani è lunedì, il capo rientra dal Brazil e credo, anzi, sono sicura, che sfogherà il suo malcontento su noialtri: mi sto letteralmente cagando sotto. Anche se queste settimane ho lavorato tanto, e modestamente, anche bene, a mio avviso. Ma si sa, quando sei uno stagista, lavorare bene non serve a salvarti

Holidays!

Calzettoni natalizi a lavoro!

Ciao a tutti! State trascorrendo delle buone feste? Io ho impiegato gli ultimi giorni praticamente recuperando il sonno perduto. In altre parole, ho poltrito bellamente. Il 24 mattina ho lavorato, e oltre a me c’erano praticamente solo i capi, quindi è stata una mattinata decisamente impegnativa e solitaria (ma ho avuto il tempo di scattare la foto qui a fianco). Perlomeno, dopo un mini brindisi con panettone insieme alle varie figure autoritarie dell’azienda -in cui rappresentavo l’unica stagista o cosa?-, sono riuscita a scappare per le 14. E da lì, grazie al cielo, ho passato un bellissimo 24 dicembre in famiglia, ed anche un buon Natale in città: è venuto il mio fidanzato ed abbiamo soggiornato in un hotel super lussuoso che avevo scovato su internet in offertona, peccato che il 26 poi abbiamo dovuto salutarci di nuovo. Poco male, in fondo ci rivediamo il 30, giorno in cui partiremo per Sulmona per trascorrere due notti fuori città incluso il capodanno. Infatti, il 31 mi hanno dato la giornata (o meglio, la mezza giornata in cui l’ufficio sarà aperto) libera, visto che mi sono fatta il 24. Non male! Temo fortemente il momento in cui finiranno tutte queste feste, perché significherà solo una cosa: lavoro non-stop senza ferie o straordinari da recuperare, almeno fino a che avrò un contratto, ammesso che me ne faranno uno. A proposito, questo lunedì si rinnova per altri tre mesi lo stage, il che significa: siamo a metà strada! Ce la posso fare… giusto?

Nel frattempo, oggi, mi sono prenotata ad un esame universitario per l 27 gennaio, anche se non ho ancora aperto libro, e non so se ci riuscirò mai. Beh, almeno il primo passo l’ho fatto. In realtà non so ancora se il mio piano di studi sia stato approvato, visto che bisognava andare necessariamente di persona per consegnarlo e io ho dovuto fare tutto tramite mail. Quindi, effettivamente, non so ancora se sono abilitata a fare esami in questa sessione. Eh sì… l’università italiana non è certo rinomata per venire incontro agli studenti lavoratori, anzi, fa di tutto per ostacolarli.

Beh, per il momento non voglio pensare troppo a tutte le varie incombenze: voglio passare in totale relax queste vacanze. Auguro anche a voi altrettanto.

Nido d’ape

Se ho avuto le energie si sistemarmi i capelli stasera, le ho anche per scrivere qualcosa qui sopra. Salve, sono stata impegnata questi ultimi giorni a sopravvivere ad estenuanti ore lavorative corredate da preparativi natalizi snervanti. E’ giovedì sera, e l’unica cosa che mi risolleva dal tedio de vivre, naturalmente, è il fatto che domani sia venerdì (TGIF!). La scorsa settimana, lavorativamente parlando, è stata tragicomica, oserei dire. Si passava dal preparare alberi di natale di corsa per decorare i fantastici corridoi in vista di un fantastico rinfresco per i clienti (dei quali se ne sono presentati appena due, mi pare, alla faccia del catering sontuoso organizzato dalla direzione), ad una crisi da risolvere in una delle nostre sedi, per poi tornare a compilare a mano dozzine di biglietti natalizi da spedire (conto di finire domani, a proposito), e di nuovo a rispondere al telefono anche quando si è in bagno (deviare le chiamate sul cordless is the way). Il tutto, naturalmente, non si poteva realizzare in sole otto ore al giorno, quindi giustamente, entravo alle 8 ed uscivo alle 20. Roba da restarci secchi, altroché. In effetti questa settimana mi sembra quasi di essere stata in vacanza, visto che sono sempre uscita intorno alle 18 (…).

La novità della settimana è che da noi arriverà una nuova stagista a gennaio: si occuperà della contabilità, scollandola di dosso a me, che avrei altre ventimila mansioni da svolgere (oltre al fatto che detesto tutto ciò che abbia a che fare con i conti e che so a malapena cosa sia una fattura). Quindi anche se mi dispiace per lei (perché non sa ancora cosa la aspetta), sono felice per me, perché sentirò meno sul collo il fiato della responsabile dell’amministrazione. Anche se voglio proprio vedere se anche a lei toccherà rispondere al telefono e portare caffé… non so perché ma dubito che mi priveranno mai di tale privilegio.
A proposito di mansioni appena fuori contratto, in questi giorni in ufficio abbiamo un ospite: la cagnolina Linda, della moglie del capo. Vi lascio immaginare a chi tocca portarla giù a fare i bisogni…

Poco fa, a cena, mentre parlavo un po’ con i miei del lavoro, cercando per l’ennesima volta di spiegargli in cosa consiste, mi sono dovuta sorbire il mio fratellino ventenne, il quale sta attraversando questa sorta di fase hippie con i suoi amici musicisti e vegetariani (?), che il mio lavoro fa schifo, che sono una schiava del sistema (??), e che fortunatamente lui non farà mai la mia vita perché entrerà nel mondo della musica (???). 
Allora, ammesso che io non ho mai sognato per me una vita “artistica”, nonostante la mia propensione per il disegno, la manualità, la musica e varie cose che ho sempre considerato hobby e nulla più, sicuramente ritengo che essere un impiegato o un operaio non sia una delle scelte più fantasiose. Quindi pensavo, che in fondo ciò che conta non è il lavoro che si fa, quanto come lo si vive, e quanto se ne trae dallo svolgerlo (a parte i soldi ovviamente). Se c’è una cosa positiva del mio lavoro, anche se sono in questa fase tremenda della stagista, è che è estremamente stimolante e per nulla noioso (non c’è tempo per annoiarsi in effetti). Quindi sì, io sono soddisfatta di essere un’impiegata d’ufficio fresca di laurea in questi tempi di crisi, di accumulare tantissima esperienza utile per il futuro, e non mi sono riconosciuta in ciò che insinuava mio fratello (che a dirla tutta, dice un sacco di stronzate in generale: mi ha detto che “capirò con il tempo” l’illuminato, colui che è diverso dagli altri e si compra le timberland, che è vegetariano ma mangia la carne da solo in casa, lol. Perdonatemi, ma in generale ho una forte repulsione per chi vuole fare l’alternativo per forza, ostentando una diversità che non sussiste).
Sicuramente è uno spunto di riflessione: che cosa ne pensate voi che mi leggete? Preferireste una vita “libera” dall’impegno di un lavoro regolare, o pensate che sia solo una scappatoia per chi è pigro e non vuole prendersi responsabilità? A voi la parola!

Anche perché per me è ora di ricaricare le energie per l’ultima giornata lavorativa di questa settimana.

Energie

In questo preciso istante sto parlando con un’amica che non fa che ricordarmi quanto stia messa meglio lei a lavorare a ore in un negozio di souvenir del centro di me che in teoria ricopro una posizione non proprio di basso livello. Meglio, per un semplice dettaglio: a lei basta lavorare una settimana per arrivare al mio stipendio mensile. Ahhh, stimolante.

Stavo per addormentarmi ma non voglio cedere, perché poi, come ieri, mi sveglieranno per la cena e sarà terribile. Quindi, no, mi sono detta, scriviamo un po’. Oggi è martedì, sono sopravvissuta non so come al lunedì e non so come sopravvivere a ciò che resta della settimana. Mmh. In questi giorni c’è un po’ di panico per via degli eventi di Natale organizzati per i clienti, e siccome, naturalmente, organizzare tutto all’ultimo secondo è cosa buona e giusta, la sottoscritta si è ritrovata improvvisamente sommersa dalle più varie questioni da sbrigare (e imperativamente risolvere) nel giro di poche ore (a partire dai corrieri che non spostano un pacco in giacenza di 15 km per arrivare a destinazione, al preparare gli zaini con i gadgets da regalare e far fare bella figura ai capi, a ottenere i biglietti dell’Unicef miracolosamente rimasti). Il tutto, ovviamente, mentre cercavo di fare quel lavoro per cui in teoria mi hanno assunta. In teoria. Lavoro che facile di per sé non è proprio, specialmente quando il meccanismo consiste in richieste da ogni dove: “emergenza, serve questo nuovo pezzo/servizio subitoimmediatamenteoraèurgente, un giorno ti darò i dati fondamentali che ti servono, intanto io ti ho detto di comprarlo” per poi risponderne quando mi chiedono in che giornodataora arriverà tale pezzo/servizio (per il quale magari neanche mi hanno autorizzata all’acquisto). Non si capisce niente? Bene, ecco, è più o meno ciò che provo io in questi casi, con l’aggiunta di una immensa frustrazione. Penserete che probabilmente non è un’azienda ben organizzata… Beh, sinceramente, lo credo anche io, ma finché sono solo l’ultima ruota del carro, c’è ben poco da fare.

Ormai il mal di testa è una costante delle mie serate, che sono ormai ridotte ad un paio d’ore di veglia che vanno dal rientro dal lavoro al momento di andare a dormire. E pensare che in questo tempo “libero” dovrei studiare, o quanto meno trovarmi un hobby o uno sport per sfogarmi, o ancora, uscire con qualche amica. Invece, mi limito a farmi dei pop corn e guardare un paio di puntate di qualche telefilm. Poi dice che uno ingrassa… sto diventando una balena, come se non bastasse il resto a guastare il mio umore. Devo al più presto trovare le forze per una valvola di sfogo… Ma è dura, quando tutte le energie le hai già spese in quelle ore in ufficio, e spesso non ne rimangono nemmeno per riuscire a farsi una doccia.

Beh, l’unico pensiero positivo della settimana è la busta paga di giovedì. Spero solo di non trovare “sorprese” come in quella dello scorso mese, che era poi la prima da quando ho iniziato a lavorare: 130€ in meno perché non mi hanno fatto firmare dal primo giorno effettivo di lavoro il contratto, risultando così come regolare solo dal 9 del mese, non dal primo. Bello, vero? Vi farò sapere come andrà, non si può essere sicuri di niente a questo mondo.

Welcome aboard!

Buonasera.

Non sono proprio una novellina del mondo dei blog, ma diciamo pure che credevo di aver chiuso quel capitolo della mia vita; invece, eccomi qui, di nuovo davanti ad un text editor che mi implora (?) di “Pubblicare il post”.
Stavolta ho deciso di aprire un blog a scopo auto terapico, in altre parole, per avere un’ancora di salvezza che mi mantenga lucida in un periodo veramente da perdere il senno. Ma anche, perché no, per dire ad altre (s)fortunate ragazze nella mia posizione: hey, non siete le sole. Nessuno che non ci sia passato ci capisce, ma noi si, noi lo sappiamo bene cosa significa, essere una STAGISTA.

Ebbene, dopo due mesi di stage, lo scorso giovedì ho avuto quello che si può definire a psychological breakdown, altresì definito: scoppiare a frignare in ufficio. Dopo questo episodio ho capito di aver bisogno di riprendere in mano le redini della mia vita, se voglio continuare questo percorso ed uscirne vincente (e viva).

Ho sentito il bisogno di rivolgermi a me e a voi per affrontare questa fase della mia vita: non mi basta stressare il povero fidanzato o chiunque abbia la malaugurata idea di chiedermi: “come va il lavoro?”, devo buttare tutto fuori, e conosco un unico modo per farlo veramente: scrivendo. E sono anni che non scrivo per me o per scopi non puramente lavorativi/accademici, pertanto mi sento alquanto inadeguata in questo momento. Ma devo farlo.

Spero che questo blog sia utile a qualcuno oltre che a me, ma se così non fosse, mi accontento.

Ordunque. C’era una volta, una ragazza molto diligente che ha sempre fatto il suo dovere ed ha sempre ritenuto che il lavoro nobilitasse l’uomo (ecco, forse solo lui). Questa ragazza ha avuto varie esperienze lavorative sin dai sedici anni, del tipo cameriera et similia, non tanto per esigenze economiche (anzi, la famiglia non è mai stata troppo d’accordo) quanto per il “puro gusto” di non starsene con le mani in mano. Nel frattempo la ragazza ha studiato e si è laureata in triennale di lingue e informatica, iscrivendosi subito dopo alla magistrale in editoria (digitale, il campo che le interessava). Stava giusto pensando di dedicarsi un intero anno solo allo studio per finire in tempo anche la seconda laurea quando riceve una chiamata: una proposta di lavoro. La ragazza,  ben conscia dei tempi di crisi economica, non avrebbe mai rifiutato un posto di lavoro seppur non ricercato, così va, supera due fasi di colloqui e guadagna il posto. Ciò che questa azienda le propone nel dettaglio è: un lavoro come addetta Ufficio Acquisti con contratto di stage semestrale, seguito da un contratto a tempo determinato di un anno, dopodiché un contratto a tempo indeterminato. La ragazza non poteva credere alle sue orecchie e alla sua fortuna. Certo, i primi sei mesi con un rimborso spese di cinquecento euro non sarebbero stati una passeggiata, ma se era tutto per the greater good, era pronta a rimboccarsi le maniche. Ed ecco che scoprì che il tutto era…

‘NA GRANDISSIMA SOLA!

Undici ore in ufficio ogni giorno a fare tutto ciò che agli altri non va di fare (eh, ma è la gavetta!), a fare la segretaria risponditelefono-portacaffè-archiviadocumenti, ah, e poi certo, anche il lavoro dell’Ufficio Acquisti. Ma va bene, la ragazza non si arrende, vuole il contratto a tutti i costi, e poi il duro lavoro non la spaventa. Ci sono vari atteggiamenti da parte di colleghi/superiori che non facilitano le cose, e gli orari non lasciano spazio per fare alcunché nel tempo libero, figurarsi preparare gli esami che rimangono o, utopia!, avere un po’ di svago.

Bene, è da qui che voglio partire. Oggi è domenica, ciò significa che domani inizia una nuova settimana. Dovrei già essere a letto, visto che la sveglia suona alle sei (devo fare 25km per arrivare in ufficio, che si trova appena fuori Roma, e ovviamente sono la prima ad attaccare per aprire l’ufficio alle otto e preparare le stanze di tutti).
Queste ultime due settimane sono state abbastanza buie, per questo il mio proposito insieme all’inizio di questo blog è quello di ritagliare un po’ di spazio per me e il mio benessere e ritrovare l’entusiasmo dei primi giorni a lavoro.

Seguirete i miei progressi e le mie cadute per arrivare alla fine di questo stage, per scoprire cosa veramente ci sarà dopo.

Quindi, primo obbiettivo: arrivare sana e salva al prossimo aprile.

Benvenuti a bordo!